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L’articolo illustra e sottolinea l’importanza di una comunicazione efficace delle proprie emozioni all’interno del nucleo familiare, il car…

L’articolo illustra e sottolinea l’importanza di una comunicazione efficace delle proprie emozioni all’interno del nucleo familiare, il caregiver è riferimento per orientare la risposta emotiva del bambino, soprattutto nei primi anni di vita, lo studio evidenzia come la condivisione del proprio stato d’animo possa limitare ed arginare i possibili effetti psicologici negativi che la situazione conseguente a covid-19 potrebbe produrre, o che realisticamente ha già prodotto. In questa situazione in rapida evoluzione, i media e le conversazioni sociali sono interamente dominati dall'epidemia e i bambini sono esposti a grandi quantità di informazioni e ad alti livelli di stress e ansia negli adulti che li circondano. La ricerca mostra che anche i bambini di appena 2 anni sono consapevoli dei cambiamenti che li circondano. La comprensione dei bambini si evolve durante l'infanzia e l'adolescenza. Pertanto, quando gli adulti parlano con i bambini, le informazioni fornite devono tenere conto dell'età e del livello di comprensione del bambino. Una comunicazione sensibile ed efficace su malattie potenzialmente letali ha importanti benefici per i bambini e il benessere psicologico a lungo termine della loro famiglia. I bambini hanno bisogno di informazioni oneste sui cambiamenti all'interno della loro famiglia; quando questa informazione è assente, i bambini cercano di dare un senso alla situazione da soli. Fornire ai bambini una spiegazione accurata che sia significativa per loro assicurerà che non si sentano inutilmente spaventati o colpevoli. Gli adulti devono essere autentici su alcune delle incertezze e delle sfide psicologiche della pandemia, senza sopraffare i bambini con le proprie paure. Questa onestà non solo offre una spiegazione coerente di ciò che i bambini stanno osservando, ma concede anche il permesso ai bambini di parlare in sicurezza dei propri sentimenti. Normalizzare le loro reazioni emotive e rassicurare i bambini su come la famiglia si prenderà cura l'uno dell'altro aiuta a contenere l'ansia e fornisce un focus condiviso.

L’obiettivo primario dello studio è quello di identificare le evidenze scientifiche riguardo l’utilizzo delle mascherine da parte di profes…

L’obiettivo primario dello studio è quello di identificare le evidenze scientifiche riguardo l’utilizzo delle mascherine da parte di professionisti sanitari che operano sul campo. Inoltre si pone particolare attenzione sul ruolo del logopedista in relazione al supporto che può fornire alla comunicazione quando si indossa la mascherina. Attraverso una revisione della letteratura, il paper riflette globalmente sulle sfide prospettiche riguardo l’utilizzo della mascherina in popolazioni di pazienti, in diversi setting di cura. Tuttavia, si riscontra una mancanza di studi riguardo l’indossare la mascherina in ambienti di lavoro non sanitari e riguardo l’impatto che essa possa avere sia in ambito professionale che in ambito personale. Il documento delinea importanti considerazioni pratiche ed etiche. Pur essendo senza dubbio essenziale per la tutela della salute del personale e dei pazienti, l’uso della mascherina comporta implicazioni logistiche, fisiologiche, psicologiche, sociali ed economiche. La capacità del personale sanitario di comunicare con successo con i pazienti e con i colleghi è messa a repentaglio; l’utilizzo può influire negativamente sull'efficienza, sull'efficacia, sull'equità e, in particolare, sulla sicurezza dell'intervento terapeutico. Oltre al loro ruolo nel facilitare lo sviluppo di strategie di comunicazione individualizzate per pazienti, il logopedista dovrebbe cercare di fornire opportunità di formazione multidisciplinare ampiamente accessibili, concentrandosi sulla comunicazione di supporto, con uno specifico riferimento a indossare la mascherina e alle sfide comunicative associate. Raccomandazioni sulla comunicazione con il paziente • considerare l’ambiente di comunicazione • le presentazioni sono fondamentali • stabilire una connessione personale –> mostrare una foto dello staff senza mascherina • dare spiegazioni del perché si utilizza la mascherina • rassicurare il paziente • incoraggiare le domande da porre al personale sanitario • riconoscere le problematiche associate all’utilizzo della mascherina • verbalizzare il canale comunicativo non verbale • utilizzare gesti per enfatizzare il canale verbale • usare supporti scritti • salvaguardare la riservatezza del paziente (attenzione all’utilizzo del tono di voce più alto per compensare) • essere creativi • consultare il logopedista Raccomandazioni per i professionisti sanitari: - praticare una buona educazione alla comunicazione - sviluppare consapevolezza fisiologica - sviluppare consapevolezza psicologica - cercare supporto tempestivamente - favorire un buon clima lavorativo.

Durante la pandemia da Sars-Covid-19, l’utilizzo delle mascherine è diventato obbligatorio anche negli ambienti scolastici. Questo ha avuto…

Durante la pandemia da Sars-Covid-19, l’utilizzo delle mascherine è diventato obbligatorio anche negli ambienti scolastici. Questo ha avuto un forte impatto organizzativo e psicologico sui bambini. Lo studio va ad indagare le performance cognitive in bambini che hanno dovuto indossare la mascherina a scuola durante il periodo pandemico in Germania. È stato condotto un randomized controlled trial (RCT) in cui sono stati selezionati 133 soggetti (dagli 11 ai 14 anni, dal 5° al 7° grado scolastico) e randomizzati secondo allocazione alternata in un gruppo di controllo di 65 bambini (con mascherina) e in un gruppo di intervento di 68 bambini (senza mascherina). Nelle prime due lezioni, entrambi i gruppi hanno partecipato insieme indossando una maschera facciale (FFP2/K95 o maschera chirurgica). Prima della terza lezione, i due i gruppi sono stati separati in aule differenti e il gruppo di intervento ha preso parte alle due lezioni successive senza mascherina. Dopo aver seguito queste due lezioni, agli studenti sono stati somministrati dei test cognitivi riguardo attenzione e funzioni esecutive. L'attenzione selettiva, i compiti di ricerca e lo switching delle attività sono stati misurati utilizzando una versione alternativa del Trail Making Task. I blocchi di CORSI sono stati utilizzati per valutare le abilità visuospaziali. Il Flanker Task è servito a misurare la capacità inibitoria. La ricerca non ha evidenziato differenze significative tra i due gruppi poiché non ci sono state influenze importanti sulla componente attentiva e sulle funzioni esecutive. La preoccupazione che indossare mascherine possa ridurre la capacità di concentrarsi sui compiti scolastici permane, in particolare per i genitori e per gli insegnanti. I bambini, infatti, riferiscono fastidio, irritabilità, mal di testa, stanchezza. Tuttavia, bisognerebbe continuare a condurre degli studi ma con tempi di utilizzo della mascherina più lunghi.

La prima applicazione del paradigma venne effettuata nel 1978 dallo psicologo Edward Tronick; egli aveva affermato che il sistema di regola…

La prima applicazione del paradigma venne effettuata nel 1978 dallo psicologo Edward Tronick; egli aveva affermato che il sistema di regolazione del bambino non riguarda solo lui, ma è fondamentalmente un sistema diadico, in quanto dipende sia dal bambino sia dalla madre. Da qui prende forma il modello di regolazione reciproca, che prevede che la comunicazione tra l’adulto ed il bambino sia caratterizzata da 3 tipi di processi: - Momenti di corrispondenza (Match) - Momenti di non corrispondenza (Mismatch) - Momenti di riparazione (Mismatching Repair) Grazie agli studi effettuati, si riuscì a dimostrare che già a 3-4 mesi il neonato mostra particolare interesse alle modificazioni dell’espressività materna. L’esperimento della “Still Face” consiste in una procedura di osservazione strutturata per la valutazione dell’interazione genitore-bambino. L’osservazione è suddivisa in 3 fasi di 2 minuti ciascuna: fase play (interazione di gioco), fase still (volto immobile) e fase reunion (ripresa dell’interazione). L’esperimento ha l’obiettivo di valutare le reazioni del bambino a un’improvvisa indisponibilità relazionale ed emotiva del caregiver. Nello specifico, inizialmente la madre interagisce faccia a faccia con il piccolo, trascorsi i 2 minuti, all’improvviso la madre si volta e cambia espressione del viso per poi rimanere immobile e seria mentre osserva il bambino. Di conseguenza, il piccolo cercherà di richiamare l’attenzione attraverso vocalizzi, sorrisi, indicazione, battito delle mani; tuttavia il rimanere impassibile della madre, causerà reazioni di frustrazione e pianto del bambino che termineranno non appena la mamma riprenderà ad interagire con lui. In questi ultimi 2 minuti è interessante osservare come il piccolo riesca ad autoregolarsi e a riprendere una comunicazione positiva, ricercando anche il contatto fisico delle mani della madre. L’esperimento della “Still Face” ha trovato conferma in ulteriori studi, ad esempio in quelli condotti sulle madri depresse o su neonati con deprivazione ambientale. Potrebbe essere interessante indagare le differenze comunicative nell’interazione madre-neonato con l’utilizzo della mascherina da parte del caregiver.

Febbraio 2020. Per strada, sugli autobus, in metropolitana, soprattutto nelle grandi città, si vedono i primi visi coperti da mascherine. D…

Febbraio 2020. Per strada, sugli autobus, in metropolitana, soprattutto nelle grandi città, si vedono i primi visi coperti da mascherine. Da lì a poco le mascherine si sono diffuse fino a diventare strumento necessario nelle nostre interazioni in presenza con altre persone. Siamo passati così da strette di mano, pacche sulle spalle, abbracci, riunioni in ufficio, pranzi di lavoro in bar affollati, a mascherine, saluti con tocco di gomito, una proliferazione di video call, e, nei luoghi pubblici, anche divisori in vetro o plexiglas. Distanza, barriere. Non c’è stato solo un cambiamento fisico nella relazione tra le persone, ma anche emotivo. La paura del contagio ci ha talvolta resi più diffidenti, meno aperti e disponibili alla comunicazione quasi che parlare con qualcuno (soprattutto se sconosciuto) potesse metterci in pericolo. In una situazione come questa diventa fondamentale ridefinire le modalità di comunicazione e trovare nuovi significati condivisi a gesti e azioni che fino a pochi mesi fa davamo per scontati. Per verificare come è cambiata la nostra comunicazione in tempi di Covid-19 l'autrice parte dagli strumenti utilizzati nel quotidiano per interagire, da come si forma la prima impressione e dal ruolo delle emozioni. Identificati gli elementi base ha messo in luce le difficoltà comunicative che si riscontrano nell’indossare una mascherina mentre si parla, con particolare attenzione ai specifici contesti ha individuato alcuni elementi che possono aiutarci a comunicare meglio. E' così che l'autrice Claudia Comaschi, introduce il suo libro pubblicato nella collana Centopagine nel maggio 2021. [...] Imparare a leggere i sottotitoli della comunicazione è una competenza importante perché la fiducia e la cooperazione nascono quando le persone si riconoscono e accettano. Se non c'è accordo su questo livello, la comunicazione diviene conflittuale. Per esempio, quando non c'è accordo sul livello dell'identità, tendiamo a difendere il “chi sono io” perdendo di lucidità sulle cose che si stanno dicendo e creando un clima sfavorevole al dialogo costruttivo. Solo dopo che siamo rassicurati sul fatto che l’altro non sia una minaccia per noi, ci chiediamo se quella persona sia capace (competenza) di portare a termine ciò che pensiamo sia il suo obiettivo. Dimostrare troppa competenza senza lavorare sulla fiducia non garantisce una buona impressione e può ritorcersi contro. Per fare una buona impressione è necessario che le persone si sentano accolte e comprese, costruendo una reciproca fiducia, non tanto apparire perfettamente competenti. Siamo molto veloci a etichettare le persone e a farci potenzialmente un’idea sbagliata ma siamo piuttosto lenti a modificare le nostre opinioni. Quando percepiamo che qualcosa non va, perché le parole non corrispondono al tono di voce, alla postura del corpo, alle espressioni del viso, questa sensazione ci fa scattare immediatamente una resistenza e in queste situazioni siamo portati a considerare più credibili i segnali non verbali rispetto a quelli verbali. Ma se invece c’è una coerenza tra pensiero, emozioni, parole, gesti, allora notiamo presenza e autenticità ed è da questi aspetti che nasce la fiducia. L'autrice conclude poi con lo stilare un pratico decalogo sugli accorgimenti che si possono adottare per migliorare la qualità della comunicazione interpersonale indossando una mascherina: 1. utilizzare consapevolmente la mimica, prestare attenzione alle sopracciglia, agli occhi e alle guance superiori; 2. mostrare un sorriso autentico anche quando si indossano maschere per il viso (“sorriso Duchenne”, contraendo il muscolo zigomatico maggiore e il muscolo orbicolare); 3. utilizzare i gesti delle mani e i movimenti del corpo per sottolineare le parole che pronunciamo e le nostre emozioni; 4. parlare con un tono più forte e più lentamente, utilizzando le pause soprattutto se ci si trova in ambienti rumorosi e magari, oltre alla mascherina, ci sono barriere. E può essere utile ricordarsi delle 5 w: who – chi; what – cosa; when – quando; where – dove; why – per rendere il nostro discorso più chiaro; 5. utilizzare le varie piattaforme che permettono relazioni sincrone a viso scoperto come Skype, Zoom, FaceTime e Webex, ecc. quando si vuole anche interagire guardando il viso degli interlocutori; 6. se insieme alla mascherina indossiamo gli occhiali facciamo attenzione che non si appannino perché al nostro interlocutore mancherebbero molti elementi di interpretazione della nostra comunicazione; 7. verbalizzare ciò che proviamo chiedendo frequenti feedback; 8. se la situazione lo consente, usiamo l’umorismo per alleggerire la comunicazione; 9. Ascoltare e ascoltare (ascolto attivo); 10. Utilizzare differenti tipi di domande .

Le linee guida OMS (2020) incoraggiano l’uso di mascherine per il viso in ambienti pubblici e in contesti in cui non è possibile l’allontan…

Le linee guida OMS (2020) incoraggiano l’uso di mascherine per il viso in ambienti pubblici e in contesti in cui non è possibile l’allontanamento fisico per contrastare l’epidemia da covid 19. Non ben compreso è l’impatto dell’uso di mascherine sull’udito e sulla comunicazione. Questo articolo vuole indagare come l’uso della mascherina può rappresentare una barriera comunicativa in tutti gli ambiti e per tutte le persone eseguendo un sondaggio online (Regno Unito) composto da domande chiuse e aperte che acquisisce informazioni sulle esperienze rispetto al vissuto di comunicazione e interazione con l’uso di mascherina. Dal sondaggio emerge che: • Impatto acustico: la mascherina attenua di qualche decibel il volume della voce (meno con ma-schere trasparenti e visiere antispruzzo); • Impatto minimo sulla comprensione del parlato da parte dell’ascoltatore; • Coprire la bocca limita la percezione delle espressioni facciali che indicano felicità e disgusto, ha un impatto minore invece per il riconoscimento di rabbia, paura e sorpresa; • Gli intervistati riferiscono la percezione che l’uso della mascherina riduca l’informalità della comunicazione, renda le conversazioni più brevi, meno fluenti e meno coinvolgenti a causa della scarsa possibilità di poter cogliere emozioni e reazioni altrui. • La conversazione è più difficile sul piano cognitivo (maggiore concentrazione e sforzo), con più frequenti problemi di memoria delle informazioni che ci vengono trasmesse verbalmente. • Le emozioni riportate dai partecipanti riguardo l’uso della mascherina sono tutte negative: an-sia, stress, isolamento, stupidità, vulnerabilità, imbarazzo per angoscia, perdita di fiducia e fru-strazione associati alle difficoltà di comunicazione. • Cambiamenti interpersonali: difficoltà a riconoscere qualcuno che indossa la mascherina e cri-ticità di non poter vedere i sorrisi ha portato a percepire meno empatia. Questo studio ha rivelato che le coperture per il viso hanno un impatto di vasta portata sulla comunicazione per tutti gli individui. Si invitano dunque gli operatori sanitari ad assicurarsi di rispondere alle esigenze di comunicazione dei loro pazienti e il pubblico in generale ad utilizzare buoni compensi non verbali alla comunicazione ove si stia svolgendo una conversazione con uso di mascherina.

La distanza sociale e l’uso della mascherina nella pandemia covid 19 hanno cambiato il modo in cui ci si prende cura dei neonati nella unit…

La distanza sociale e l’uso della mascherina nella pandemia covid 19 hanno cambiato il modo in cui ci si prende cura dei neonati nella unità cliniche a loro dedicate. Specialmente la copertura di parte del viso non permette ai bambini di imparare a riconoscere le espressioni del viso altrui ed il viso dei propri genitori. Lo sviluppo di questa competenza è fondamentale nei primi anni di vita, quando i bambini dipendono dai care-giver, infatti, possono sentirsi rassicurati guardandoli in viso ed imparano a modulare il proprio comportamento in relazione ai feedback delle espressioni facciali degli adulti. Inoltre, nei primi 3 anni di vita si sviluppa l’80% della massa neuronale proprio in relazione ad esperienze, ambiente e relazioni. Alla luce di ciò, possiamo comprendere che coprire il viso con la mascherina potrebbe compromettere diverse capacità del bambino a lungo termine, come la capacità di sviluppare espressioni facciali corrette a seconda della situazione, la ricerca di persone diverse tramite il viso, l’orientamento, l’imitazione e la reciprocità sociale. Inoltre, l’impossibilità di leggere nel viso del care-giver le espressioni facciali nel momento del bisogno per essere rassicurati o ricevere un feedback, potrebbe portare a stili di attaccamento non sicuro, questo rappresenta un fattore di rischio per lo sviluppo di ritardi o fatiche cognitive, socio-emozionali e dell’apprendimento. Indubbiamente, l’uso della mascherina richiede una riflessione per i professionisti sanitari che lavorano con neonati e bambini.

Per rallentare la progressione del COVID-19, è stato raccomandato di indossare mascherine per il viso. Tuttavia, si sa molto poco su come l…

Per rallentare la progressione del COVID-19, è stato raccomandato di indossare mascherine per il viso. Tuttavia, si sa molto poco su come l'esclusione di parti del viso possa influire sulle inferenze emotive che i bambini fanno durante le interazioni sociali. Di particolare interesse per genitori e insegnanti è il modo in cui indossare le mascherine potrebbe avere un impatto sulle interazioni sociali dei bambini. Molte ricerche hanno documentato come i bambini deducono le emozioni dalle configurazioni facciali e come questa capacità predice la competenza sociale e accademica dei bambini, incerto è il modo in cui i bambini fanno queste inferenze quando una parte del viso è coperta da una mascherina. Questo studio ha reclutato un campione di bambini in età scolare (dai 7 ai 13 anni.) a cui è stato chiesto di dedurre le emozioni da configurazioni facciali che non erano coperte, indossando occhiali da sole per coprire gli occhi o indossando mascherine chirurgiche per coprire la bocca. L’essere umano è particolarmente sensibile agli occhi quando si tratta di dover interpretare emozioni; Tuttavia, concentrarsi solo sugli occhi può essere insufficiente per alcune inferenze emotive. Quando le configurazioni facciali sono ambigue o sottili, gli adulti (e i bambini) spostano la loro attenzione da gli occhi a altre caratteristiche facciali come la conformazione della bocca che possono fornire ulteriori informazioni interpretative. Ad esempio, per trarre conclusioni sul fatto che gli occhi spalancati indichino "paura" o "sorpresa", gli adulti si occupano sia degli occhi che della bocca. Abbiamo incluso nello studio gli occhiali da sole come confronto con altri tipi di coperture che i bambini incontrano regolarmente sui volti nella loro vita quotidiana. La domanda principale affrontata da questo studio è se le mascherine abbiano significativamente degradato la capacità dei bambini di dedurre le emozioni degli altri. Per tutte le emozioni indagate i bambini erano meno precisi quando sul volto c’era una mascherina rispetto a quando il volto era scoperto. L’accuratezza nelle risposte migliorava con l’età quindi le ricadute più importanti sono a carico dei bambini più piccoli. Tuttavia queste ricadute non sono di così grande portata , nel senso che la distorsione data dalla mascherina nell’interpretare le emozioni altrui è minima. Questi risultati evidenziano come le interazioni sociali dei bambini possano essere minimamente influenzate dall'uso della mascherina durante la pandemia di COVID-19. Inoltre, la precisione dei bambini con le configurazioni facciali mascherate non differiva in modo significativo dalla loro precisione con le configurazioni facciali che indossavano occhiali da sole, un accessorio comune che i bambini incontrano nella loro vita quotidiana. Pertanto, sembra che le mascherine non influiscano negativamente sulle inferenze emotive dei bambini in misura maggiore rispetto agli occhiali da sole. In sintesi, la capacità dei bambini di dedurre e rispondere alle emozioni di un'altra persona e le interazioni sociali che ne derivano potrebbero non essere drammaticamente compromesse dall'uso della mascherina durante la pandemia di COVID-19.

La comunicazione svolge un ruolo importante nelle interazioni sociali e aiuta a stabilire e mantenere la maggior parte delle relazioni, com…

La comunicazione svolge un ruolo importante nelle interazioni sociali e aiuta a stabilire e mantenere la maggior parte delle relazioni, comprese le relazioni medico-paziente. La comunicazione ha due componenti: verbale (suoni del linguaggio) e non verbale (gesti, linguaggio del corpo ed espressione facciale). In vista della pandemia di COVID-19, si raccomanda l'uso di mascherine protettive. Tuttavia, le mascherine per il viso ostacolano la comunicazione, sia verbale (ad esempio, attenua i segnali vocali prodotti dall'oratore degradando così la qualità del discorso) sia in modalità non verbale (ad esempio, elimina gran parte delle espressioni facciali). Usare le mascherine e comunicare con i bambini può essere difficile. Affinché la comunicazione sia efficace, deve avvenire in modo adeguato alla propria età, comprensione e capacità comunicative. Come logopedisti che lavorano con bambini con disturbi della comunicazione, il nostro passaggio alla nuova normalità della comunicazione con le mascherine è stato rapido e agevole. Vengono qui presentate alcune strategie di comunicazione (Fig. 1) che riteniamo possano essere utili per i medici pediatrici quando indossano mascherine. Mentre alcune di queste strategie sono simili a quelle che abbiamo raccomandato ai medici che comunicano con adulti con disturbi neuropsichiatrici, altre sono specificamente utili quando si comunica con i bambini (ad esempio, l'uso di storie sociali). Oltre alle strategie verbali più facilmente adattabili, abbiamo fornito strategie non verbali che includono la comunicazione tramite gesti, linguaggio del corpo, immagini e modalità scritte. Abbiamo anche incluso suggerimenti per preparare un bambino per una visita clinica. La comunicazione con i bambini può essere mediata attraverso i genitori.

Questo studio sottolinea come la mascherina sul volto renda ancora più difficile l’interazione sociale e l’interpretazione dei segnali soci…

Questo studio sottolinea come la mascherina sul volto renda ancora più difficile l’interazione sociale e l’interpretazione dei segnali sociali nei bambini pretermine, una popolazione già carente rispetto all’elaborazione del volto umano. Infatti questo studio, attraverso un compito di riconoscimento di immagini face-n-food (composizioni di alimenti che rimandano a volti umani) dimostra come una delle conseguenze delle nascite pretermine sia proprio la difficoltà nell’elaborazione dei segnali sociali ad oggi ancora più compromessa per la presenza della mascherina sul volto. Inoltre lo studio sottolinea come questa elaborazione interna del volto umano e delle sue espressioni sia più compromessa nei pretermine, non solo rispetto ai controlli a termine, ma anche rispetto a individui affetti da asd. Queste conseguenze sembrerebbero permanere fino all’età adulta.